1908 – Il terremoto Calabro-Siculo

Il terremoto  di  Messina del  1908 o terremoto calabro-siculo  è considerato uno degli eventi sismici più catastrofici del XX° secolo. Il sisma, di magnitudo 7.1, si verificò alle ore 5:20:27 del 28 dicembre 1908 e danneggiò gravemente le città di Messina e Reggio Calabria e le rispettive province. Si tratta della più grave catastrofe naturale in Europa per numero di vittime, a memoria d’uomo, e del disastro naturale di maggiori dimensioni che abbia colpito il territorio italiano in tempi storici. Le vittime stimate furono tra 90.000 e 120.000.

Il Corriere della Sera, il giorno 30, uscì con il titolo: “ORA DI STRAZIO E DI MORTE. Due città d’Italia distrutte. I nostri fratelli morti a decine di migliaia a Reggio e Messina”.

In tutta Italia si formarono comitati di soccorso e per la raccolta di denaro, viveri e indumenti. Da molte province, partirono squadre di volontari composte da medici, ingegneri, tecnici, operai, sacerdoti e insegnanti per portare, nonostante le difficoltà di trasferimento esistenti, il loro fattivo sostegno alle zone terremotate.

Anche a Milano, misurata l’immensità del tragico dolore, si creano comitati per l’aiuto fraterno; all’albo sociale della Croce Verde e dell’Assistenza Pubblica Milanese i militi si sottoscrivono, pronti a partire. La sera del 29 parte in treno la prima squadra del Comitato milanese coll’assessore dott. Sironi, 3 medici e 30 uomini, fra i quali i primi 6 militi della Croce Verde.

La sera del 30 partono in treno altri 40 uomini (pompieri, vigili, militi dell’Assistenza Pubblica Milanese e della Croce Verde con il Comandante) diretti a Palmi, Bagnara, Villa San Giovanni.

Poiché le notizie si succedono sempre più dolorose, la sera del 31

parte in treno una squadra tecnica con l’on. Nava e 120 uomini, tra i quali ingegneri, capimastri, medici, chirurghi, pompieri, muratori, militi. Della Croce Verde partono 12 militi e 6 studenti.

Di questa spedizione di soccorso della Croce Verde e dell’Assistenza Pubblica Milanese abbiamo ritrovato, presso la Biblioteca delle Civiche Raccolte Storiche di Palazzo Moriggia a Milano, una dettagliata relazione, che qui vi riportiamo, accompagnata da alcune foto d’epoca.

“A Palmi ci incontriamo con la squadra partita il 30 e ci suddividiamo viveri, tende, coperte, medicinali, uomini. Il Dott. Pollini, chirurgo della Croce Verde, i dottori Bozzotti e Perla, alcuni studenti medici, 6 militi della croce Verde, 6 dell’Assistenza Pubblica Milanese, vigili e pompieri, muratori, infermieri, erano stati assegnati pei lavori di sgombro ed assistenza pei paesi danneggiati sull’Aspromonte. Il paese più importante, Sant’Eufemia di Aspromonte, già abitato da 7mila persone, era scomparso, con 2mila morti e 500 feriti”.

“Oltre alle numerose casse di medicazione, medicinali, tende e coperte, la squadra aveva a sua disposizione l’Automobile Ospedale Pompeo Confalonieri, che la Croce Verde aveva generosamente inviato sui luoghi del disastro”.

“Giunti a 700 metri sul monte sacro al dolore ed alla storia (NdR: Qui nel 1862 era stato ferito in battaglia Giuseppe Garibaldi), ci accampammo preso il paese ridotto in macerie e rottami. La popolazione era addensata in cortili, o in antichi androni: malati, feriti, bambini e adulti, maschi e femmine, ammucchiate colle poche masserizie salvate dall’incendio. Fu prima cura pei medici di sfollar da quegli ambienti i feriti e i malati e istituire un posto di soccorso ed un posto di ricovero ospitaliero, di salvare i pochi abitanti muti e costernati dalle case pericolanti, di metterli in grado di vivere e nutrirsi”.

“Dopo che il Dott. Pollini, direttore sanitario, coadiuvato dai suoi amici medici e infermieri, poté prendere tutta la disposizione nel paese e nel prato che doveva servire da ambulatorio e da ospedale, i militi trasportarono su barelle i feriti più gravi, conducendo a braccia quelli che potevano recarsi a piedi; gli studenti aiutarono a preparare le medicazioni, a medicare i feriti, a portarli nell’ospedale o a casa; un medico medicava nel paese, gli altri all’ambulatorio e ospedale. Tutti gareggiavano nel pietoso lavoro!”.

“Centro dell’ambulatorio era l’automobile ospedale, che con i suoi fianchi aperti e colle larghe tende, riparava i malati più gravi, ricoverava le donne ferite per le medicazioni; e sembrava dimostrare che la fraternità di Milano era venuta grande e premurosa ad allargare le sue braccia in sollievo degli sventurati; ciò ad incoraggiamento nostro in quei giorni di faticoso e indefesso lavoro!”.

“Per 12 giorni vennero quotidianamente da 100 a 120 malati e feriti; con 150 operazioni chirurgiche di una certa importanza e tutte di urgenza (amputazioni, ascessi, fratture), 150 medicazioni a domicilio. In totale, più di 1000 medicazioni, ricoverando 35-40 malati più gravi sotto 3 padiglioni della Croce Rossa”.

“Dei molti operati e medicati, all’ospedale si ebbe un solo morto, un povero vecchio di 80 anni che era stato tre giorni col suo cagnolino morto sotto la testa, in attesa di essere liberato dalle macerie e portato al nostro ospedale. Non si ebbero casi di tetano; invece alcuni casi di polmonite pel freddo delle notti”.

“Un altro lavoro faticoso ma utile che venne compiuto con diligente fervore dai nostri militi, furono le disinfezioni colla 

ottima pompa Brioschi e soluzioni concentrate di Lysoform. Mentre i soldati scavavano dalle macerie i cadaveri, i nostri militi (operai e studenti) con una pompa sulle spalle gettavano abbondante liquido sulla parte del cadavere che man mano appariva, con immenso sollievo dei bravi zappatori, che per le zanzare e le esalazioni delle carogne di altri animali scavati, affrontavano eroicamente il pericolo della morte. Coi cadaveri di una famiglia, ancora tre giorni dopo, fu trovato un maiale, che venne tosto ucciso dall’ufficiale comandante i zappatori scavatori! Pericoli di morte erano ovunque”.

“Pel paese, in cerca dei malati o feriti, o trasportando i cadaveri, i nostri bravi militi camminavano all’altezza del primo piano, essendo le vie ostruite da travi, rottami, chiodi, compiendo uno sforzo di equilibrio nel portare pesi”.

“Il lavoro diurno cominciava colla squilla mattutina dei bersaglieri e continuava sino al tardo tramonto. La sola ora di riposo era al mezzogiorno, nel nostro campo, poco lungi dal prato ambulatorio. Attorno alle nostre tende ci rifocillavamo col parco cibo, ci narravamo quanto si era fatto e visto, si chiedevano e si davano ordini pel lavoro a farsi, né mancava mai la parola di coraggio e di speranza in quei giorni che furono di lavoro, di abnegazione e di sacrifizio!”.

“L’on. Nava veniva con noi ogni 2 o 3 giorni a dividere pericoli, dolori e disagi; ogni giorno giungevano prsonaggi militari o civili ad ammirare l’opera nostra, a prendere note, fotografie. Fonte di meraviglia fu sempre l’automobile Confalonieri, su cui sventolava il segnacolo della Croce Verde. Il Colonnello Medico Prof. Postemsky della Croce Rossa, i generali Marazzi e Tarditi lo visitarono e lo apprezzarono meravigliandosi dell’immane lavoro sanitario. La Croce Di Malta col conte Morlacchi e col suo chirurgo dott. Della Porta, primario di Milano, apprezzarono il lavoro fatto dalla squadra sanitaria, e il Della Porta ebbe parole di elogio per il Dott. Pollini e suoi aiuti”.

Nel 1910 le bandiere delle due associazioni vennero decorate con 1 medaglia d’argento e 2 medaglie di bronzo per il terremoto calabro-siculo, decorazione istituita dal Governo italiano nel 1909 allo scopo di premiare gli enti e le persone che, in modo eminente, avevano acquistato titolo di pubblica benemerenza prodigando personalmente assistenza, cure, od aiuto ai superstiti.

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